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I cosmetici e il pianeta allineati sullo stesso asse: è possibile!

22/4/2021

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È di pochi giorni fa la notizia che ha comunicato lo scioglimento del più grande iceberg al mondo: A68, così si chiamava prima di ridursi in migliaia di pezzi. Il nostro pianeta continua a inviarci segnali sul suo stato di salute che ancora troppo poco consideriamo. Prendersi cura dell’ambiente che ci circonda è ormai una necessità impellente, un dovere assoluto che non può essere rimandato né demandato ad altri. 

Adottare uno stile di vita eco-sostenibile non dovrebbe più essere un’alternativa.

Il 22 Aprile è la Giornata Mondiale della Terra, celebrata per la prima volta a San Francisco nel 1970 e volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di preservare le risorse naturali e sulle altre questioni ambientali. Ogni anno l’Earth Day pone l’attenzione su un tema diverso e di importanza cruciale per lo scenario attuale, quello di quest’anno è: “Restore our Earth”, cioè ripariamo i danni ambientali già provocati. Sì, perché migliorare la questione ambientale odierna e lasciare alle generazioni future almeno la Terra che abbiamo oggi, richiede un’accurata manutenzione e riparazione di ciò che è rotto per poi su di esso andare a costruire nuovi paesaggi rigogliosi. Come si può mettere in piedi una casa su un terreno che frana? 

Nessuna persona, nessun mercato e settore può esimersi dal contribuire a proteggere e riabilitare la Terra, tantomeno il settore dei cosmetici di cui faccio parte.


Come sta contribuendo la cosmesi alla salvaguardia del pianeta? Quali sono le pratiche sostenibili che si stanno adottando?

Vediamole insieme. Prima però capiamo ciò che del mondo dei cosmetici nuoce all’ambiente.

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Componenti inquinanti nei cosmetici: microplastiche e sostanze petrolchimiche

Di plastica ne sono coperte le spiagge, i mari, le città... e possiamo trovarle anche nei cosmetici. Non parlo solo dei flaconi: molte formulazioni cosmetiche contengono microplastiche, cioè particelle minuscole (inferiori ai 5mm) composte da polimeri plastici sintetici che si possono trovare nei prodotti cosmetici e in quelli per la cura della persona (creme, gel, saponi, dentifrici). 

Queste particelle sono aggiunte intenzionalmente per via delle funzioni cosmetiche che svolgono, tra cui la funzione abrasiva nei prodotti per la detersione e l’esfoliazione, la lucidatura dei denti nei prodotti per l'igiene orale e gli effetti glitter nei prodotti da trucco.

La loro presenza si può individuare leggendo l’INCI in etichetta, in cui queste plastiche si presentano sotto diverse diciture: Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon, Polyethylene terephthalate (PET), Polypropylene (PP).

Perché le microplastiche inquinano?

Queste microsfere, se presenti nei prodotti “da risciacquo”, possono facilmente finire negli scarichi domestici e riversarsi direttamente nelle acque reflue. Date le loro dimensioni, una parte di esse non viene filtrata e va a finire nei mari e nei laghi. Queste microplastiche, essendo solide, non idrosolubili né biodegradabili, vanno così a costituire un accumulo inquinante per la flora e la fauna marina e arrivare nel nostro piatto. Secondo L’ISPRA, il 15-20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche.

Per fortuna molti Paesi si stanno muovendo rapidamente per mettere al bando le microplastiche. In Italia dal 1° gennaio 2020 è entrato in vigore il divieto di mettere in commercio cosmetici da risciacquo contenenti microplastiche. 

Poiché, però, il problema delle microplastiche non riguarda solo i cosmetici (ma anche fertilizzanti, fitosanitari, detergenti industriali e per la casa, vernici e prodotti utilizzati nell’industria petrolifera e del gas e il materiale di riempimento dei campi sportivi in erba sintetica), in Europa è stata presentata una proposta da ECHA (su cui si sono espressi gli esponenti dell’industria e i Comitati SEAC e RAC) che, dopo una votazione attesa nel 2021, porterà alla messa al bando delle microplastiche aggiunte intenzionalmente nei prodotti molto probabilmente a partire dal 2022.

Altre sostanze petrolchimiche o di origine sintetica
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Oltre alle microplastiche, nei cosmetici convenzionali è inoltre frequente l’utilizzo di ingredienti dall’elevato potenziale inquinante, come i siliconi, i petrolati e i polimeri sintetici (solo per citarne alcuni) ottenuti da fonti estrattive (non rinnovabili).
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Altri elementi da considerare: la filiera produttiva del prodotto cosmetico

Ciò che inquina di un cosmetico non è solo il barattolo o il suo contenuto. Non basta eliminare la plastica di un flacone o scegliere formulazioni più “naturali”. Un prodotto è sostenibile quando tiene in considerazione l’impatto sociale, ambientale ed economico lungo tutta la sua filiera produttiva e garantisce un impatto complessivo positivo. 

Quindi, diversi sono gli elementi da valutare.
  • Materie prime di partenza: petrolio o piante? Come e dove vengono coltivate, raccolte o prodotte? Qual è l’impatto sull’ecosistema? Le condizioni di lavoro sono eque?
  • ​Ingredienti cosmetici derivati: Con quale processo produttivo (fisico o chimico) sono ottenuti? Sono biodegradabili? Qual è la loro tossicità per i sistemi terrestri e acquatici?
  • Produzione dei cosmetici finiti: come avviene? Con quali materiali e risorse? Con energie rinnovabili evitando gli sprechi? I materiali di scarto che fine fanno? Si presta attenzione alle emissioni e ai rifiuti generati? 
  • Imballaggi primari e secondari: vengono utilizzati materiali da fonti rinnovabili? Sono riciclabili o riutilizzabili, come il cartone o il vetro? Si cerca di ridurre gli imballaggi?
  • Certificazioni: nell’etichetta del prodotto è presente un bollino di certificazione bio?
  • Trasporto Materie Prime e Prodotti Finiti: come avviene?
  • Distribuzione: presso quali canali il prodotto viene venduto?
  • Marketing: in che modo viene comunicato il prodotto e la sua filiera produttiva? Con trasparenza e chiarezza? Il brand che lo produce è sostenibile? 

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Il peso del consumatore e del processo post-consumo nel ridurre l’impronta ambientale

Oltre ai fattori precedentemente analizzati, nel tentare di valutare la sostenibilità pesa anche la scelta e il comportamento del consumatore.

Un consumo consapevole e responsabile di prodotti cosmetici naturali e biologici e la scelta di marchi eco-friendly certificati da enti riconosciuti contribuisce a promuovere azioni volte alla salvaguardia del nostro pianeta. Ognuno di noi, nel suo piccolo, è chiamato a collaborare!

Non meno importante è il comportamento Post-consumo. Il consumatore deve smaltire adeguatamente gli imballaggi, meglio ancora riutilizzarli per la ricarica (“refill”, nel caso le aziende lo permettano) o riciclarli con fantasia! 
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In quest’ultimo caso, sempre più spesso è possibile trovare all’interno dei siti e canali social delle stesse aziende suggerimenti ludici e tutorial su come riciclare il packaging dei loro prodotti.Hai mai provato a riciclare qualcosa? È divertente, soprattutto se fatto insieme ai bimbi!
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Cosmesi sostenibile: ricapitolando

Per sostituire le microplastiche molte aziende cosmetiche stanno prediligendo ingredienti naturali o di origine vegetale, come minerali inorganici (es. sabbia di quarzo), esfolianti isolati dalle piante (come il saccarosio dalla canna da zucchero, i semi, i gusci e i noccioli di frutta finemente macinati) o sostanze più morbide come la cera d'api o l’olio di ricino idrogenato.

E se vogliamo considerare la formula nel suo complesso, sono già disponibili nel mercato cosmetico moltissime formulazioni completamente naturali o biologiche certificate (es. col bollino NATRUE).

Il panorama attuale dei brand di cosmetici naturali e biologici è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese la cui produzione avviene a livello locale, regionale o nazionale. Anche una produzione locale può contribuire a filiere più corte e quindi più sostenibili.

Negli ultimi anni, molti brand naturali e biologici hanno ridisegnato i prodotti cosmetici tradizionali per ridurre drasticamente o evitare completamente gli imballaggi di plastica (come l’inglese Lush e i suoi negozi in cui i prodotti vengono venduti in formato solido e “nudi”). Su questa linea, sono nati altri prodotti innovativi di altri marchi: deodoranti solidi, barrette di creme e burri corpo, shampoo e detergenti solidi o in polvere, dentifrici in pastiglie. Altri marchi hanno invece optato invece per l’impiego di materiali riciclati nel packaging, come il r-PET per i flaconi.

Per quanto riguarda le certificazioni, diverse sono le associazioni e gli enti che stabiliscono criteri per cosmetici naturali e sostenibili e hanno creati marchi riconoscibili come COSMOS e NATRUE.

Molti brand stanno anche adottando nella fase di produzione l’impiego di energie rinnovabili, come Weleda, uno dei più grandi produttori di cosmetici naturali e biologici in Europa e nel mondo. Questa azienda si è inoltre posta l'obiettivo di ridurre annualmente l'intensità di energia, acqua e rifiuti dei processi di produzione dei suoi prodotti del 2,5%.

Infine, diversi sono i progetti (riforestazione, pulizia spiagge, purificazione dell’acqua) e le collaborazioni con associazioni ambientali a cui sempre più i brand prendono parte attivamente e con coerenza rispetto al proprio DNA. Un movimento in particolare che sta riscuotendo successo nel settore cosmetico è il “Blue Beauty” che mira a ridurre l’inquinamento degli oceani e salvaguardarne la biodiversità attraverso pratiche rispettose e sostenibili. 

E ricorda, alla fine della filiera produttiva cosmetica ci sei tu! Scegli prodotti cosmetici sostenibili e contribuisci a riparare il nostro pianeta. 

Non esiste un pianeta B!
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Fammi sapere cosa ne pensi e, se ritieni che la sostenibilità sia un tema importante e vuoi contribuire a diffonderlo, condividi questo articolo con i tuoi contatti.
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    Diana Malcangi

    Chimico Cosmetologa, con il pallino di comunicare.

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