Ogni volta che ti guardi allo specchio, la senti anche tu quella vocina che ti giudica male?
Capita anche a te che a volte ti vedi bella, ma il più delle volte noti solo i tuoi difetti?
Be’, devi sapere che sono almeno due i “filtri” che ti impediscono di vedere il tuo vero aspetto.
Di quali filtri sto parlando?
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Capita anche a te che a volte ti vedi bella, ma il più delle volte noti solo i tuoi difetti?
Be’, devi sapere che sono almeno due i “filtri” che ti impediscono di vedere il tuo vero aspetto.
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Il rapporto che abbiamo con lo specchio è forse uno dei misuratori più precisi del livello del nostro benessere emotivo, come suggerisce un articolo del blog Psicoadvisor che ho letto di recente.
Mentre osserviamo ogni singolo dettaglio del nostro viso riflesso, emergono nella nostra testa una serie di parole, frasi, giudizi. A volte positivi, ma il più delle volte tremendamente negativi, direi al limite del catastrofico:
"Guarda che naso storto, c’è la gobba!"
"Dovrei fare qualcosa per l’arcata inferiore dei denti, sono tutti accavallati"
"Ma perché ho la mascella enorme?"
"Il mento sporge, e pure il muso!
"Questi non sono capelli: è paglia!"
"Eccoci, ci risiamo con le maledette macchie"
"Le rughe nasolabiali si notano quando sono seria - per mascherarle dovrò sorridere sempre!"
"Tremende le zampe di gallina - per mascherarle non dovrò sorridere mai!"
Pensieri impossibili da fermare e giudizi tremendi su quel volto che vediamo riflesso e che sezioniamo palmo a palmo, ogni volta. A volte ci piacciamo così poco che non abbiamo neppure voglia di specchiarci.
Eppure... lo dico a me stessa e lo dico a te, con tutto il cuore: è un tranello. Quella che vedo non è la vera me, e ciò che vedi tu non è il tuo vero volto, perché lo stiamo guardando entrambe attraverso un filtro, anzi i filtri sono due!
Tranquilla, non sto impazzendo. Prova a seguirmi un attimo.
Quando ti osservi, immagina che tra te e lo specchio ci siano due filtri diversi e sovrapposti che modificano la realtà e ti impediscono di vedere bene chi sei.
Il primo filtro si chiama stato emotivo.
Ci sono mattine in cui ti svegli e, guardandoti al di sopra del lavandino, il tuo primo pensiero è: “guarda che bel viso radioso!” perché stai piuttosto bene emotivamente, sei di buonumore o sei in uno stato sereno e non giudicante.
Altri giorni, invece, quello che vedi è un piccolo mostro o - nel migliore dei casi - un volto insignificante.
Ma non è tuo il viso a essere cambiato da un giorno all’altro: ciò che è cambiato è il tuo livello di autostima, che dipende da come ti senti in quel momento della giornata o in quel periodo della tua vita.
Ad esempio a me succede che, quando la giornata inizia bene o quando mi capita un periodo di soddisfazioni personali o lavorative, mi apprezzo di più esteticamente quando mi guardo allo specchio.
Invece se mi sento in colpa per aver (o non aver) fatto qualcosa, o se non sono felice quel giorno o in quel momento della mia vita, il giudizio estetico che do a me stessa si può riassumere con una parola: “orribile!”.
Il secondo filtro, non meno importante, si chiama modelli impossibili.
Sto parlando di quelle aspettative sociali, culturali ed estetiche create ad arte dall’onnipresente marketing che, per vendere più abiti, cosmetici, automobili, persino cibo e farmaci, ci impongono di essere perennemente giovani, sempre in ordine e curate, se possibile ricche e realizzate professionalmente, con un marito altrettanto bello e realizzato e amiche super-cool, e che ci impongono, soprattutto, di essere “belle”. Non c’è niente da fare, la bellezza è l’aspettativa n.1, soprattutto per noi donne.
E per raggiungere questo “modello” (di cui non ci rendiamo conto ma che sicuramente abbiamo in testa) e per soddisfare le aspettative avremmo a disposizione tutta una serie di strumenti “fondamentali” (si fa per dire): dal trucco alle sedute di trattamenti estetici, dalla palestra alle diete drastiche, dai ritocchini chirurgici fino agli ultimi arrivati: i filtri bellezza dei nostri cellulari. Cosa c’è infatti di più facile per migliorare il nostro aspetto, se non lasciar lavorare un algoritmo che rende i nostri occhi più grandi e brillanti, le nostre ciglia più lunghe, la pelle uniforme e vellutata, le labbra più carnose e rosee, il viso più sottile e ovale? Ne ha parlato ultimamente anche @Cliomakeup in un post su Instagram che ho apprezzato tantissimo.
Praticamente noi donne avremmo il DOVERE di essere belle, perché a quanto pare il “gradimento visivo” altrui sul nostro aspetto è il lasciapassare per il nostro successo sociale.
NB: Parlo soprattutto di noi donne perché questa pagina si rivolge soprattutto a un pubblico femminile, ma questo problema riguarda anche gli uomini, anzi sempre di più.
Ma sai che ti dico? A tutto questo non ci sto. Non ci sto più.
Ci sono mattine in cui ti svegli e, guardandoti al di sopra del lavandino, il tuo primo pensiero è: “guarda che bel viso radioso!” perché stai piuttosto bene emotivamente, sei di buonumore o sei in uno stato sereno e non giudicante.
Altri giorni, invece, quello che vedi è un piccolo mostro o - nel migliore dei casi - un volto insignificante.
Ma non è tuo il viso a essere cambiato da un giorno all’altro: ciò che è cambiato è il tuo livello di autostima, che dipende da come ti senti in quel momento della giornata o in quel periodo della tua vita.
Ad esempio a me succede che, quando la giornata inizia bene o quando mi capita un periodo di soddisfazioni personali o lavorative, mi apprezzo di più esteticamente quando mi guardo allo specchio.
Invece se mi sento in colpa per aver (o non aver) fatto qualcosa, o se non sono felice quel giorno o in quel momento della mia vita, il giudizio estetico che do a me stessa si può riassumere con una parola: “orribile!”.
Il secondo filtro, non meno importante, si chiama modelli impossibili.
Sto parlando di quelle aspettative sociali, culturali ed estetiche create ad arte dall’onnipresente marketing che, per vendere più abiti, cosmetici, automobili, persino cibo e farmaci, ci impongono di essere perennemente giovani, sempre in ordine e curate, se possibile ricche e realizzate professionalmente, con un marito altrettanto bello e realizzato e amiche super-cool, e che ci impongono, soprattutto, di essere “belle”. Non c’è niente da fare, la bellezza è l’aspettativa n.1, soprattutto per noi donne.
E per raggiungere questo “modello” (di cui non ci rendiamo conto ma che sicuramente abbiamo in testa) e per soddisfare le aspettative avremmo a disposizione tutta una serie di strumenti “fondamentali” (si fa per dire): dal trucco alle sedute di trattamenti estetici, dalla palestra alle diete drastiche, dai ritocchini chirurgici fino agli ultimi arrivati: i filtri bellezza dei nostri cellulari. Cosa c’è infatti di più facile per migliorare il nostro aspetto, se non lasciar lavorare un algoritmo che rende i nostri occhi più grandi e brillanti, le nostre ciglia più lunghe, la pelle uniforme e vellutata, le labbra più carnose e rosee, il viso più sottile e ovale? Ne ha parlato ultimamente anche @Cliomakeup in un post su Instagram che ho apprezzato tantissimo.
Praticamente noi donne avremmo il DOVERE di essere belle, perché a quanto pare il “gradimento visivo” altrui sul nostro aspetto è il lasciapassare per il nostro successo sociale.
NB: Parlo soprattutto di noi donne perché questa pagina si rivolge soprattutto a un pubblico femminile, ma questo problema riguarda anche gli uomini, anzi sempre di più.
Ma sai che ti dico? A tutto questo non ci sto. Non ci sto più.
Una volta che abbiamo compreso che questi due filtri (stato emotivo + modelli impossibili) esistono e agiscono costantemente, non dico che quei giudizi negativi smetteranno di colpo di affacciarsi alla nostra mente, ma almeno riusciremo ad averne consapevolezza, a renderci conto che agiscono anche se non ce ne accorgiamo, e che la persona che vediamo e che giudichiamo non è esattamente la stessa che vedono le altre persone.
“Quelli che riteniamo problemi esterni sono quasi sempre proiezioni di conflitti interni”, suggeriva il grande psicoanalista Carl Gustav Jung, e riassume bene l’idea del filtro legato al benessere emotivo.
E ribaltando la frase, il secondo filtro dei modelli impossibili lo descriverei con:
“Quelli che riteniamo difetti in noi potrebbero essere proiezioni di aspettative esterne”.
Volete un esempio di “filtri in azione” ?
Guardate l’incredibile esperimento che ha fatto l’azienda Dove per la campagna “Real Beauty Sketches | Sei più bella di quello che pensi”.
“Quelli che riteniamo problemi esterni sono quasi sempre proiezioni di conflitti interni”, suggeriva il grande psicoanalista Carl Gustav Jung, e riassume bene l’idea del filtro legato al benessere emotivo.
E ribaltando la frase, il secondo filtro dei modelli impossibili lo descriverei con:
“Quelli che riteniamo difetti in noi potrebbero essere proiezioni di aspettative esterne”.
Volete un esempio di “filtri in azione” ?
Guardate l’incredibile esperimento che ha fatto l’azienda Dove per la campagna “Real Beauty Sketches | Sei più bella di quello che pensi”.
In pratica, nella prima fase dell’esperimento hanno chiesto a delle donne di descrivere il proprio volto a un disegnatore esperto di identikit del FBI. Poi nella seconda fase hanno chiesto ad altre persone di descrivere allo stesso disegnatore il volto delle donne della prima fase. Poi hanno confrontato, uno per uno, i ritratti della stessa persona (il primo eseguito in base alle parole della donna che descriveva se stessa, il secondo in base alle parole di un osservatore esterno che descriveva la donna). Il risultato è stato che il secondo ritratto era molto più veritiero e più bello, mentre il primo, in cui la donna descriveva se stessa, era meno aderente alla realtà e più brutto esteticamente. Eccoli, i filtri in azione, che hanno impedito alle donne di descrivere se stesse in modo veritiero.
Incredibile, vero?
Sono felice che, da qualche tempo, nel mondo del marketing cosmetico le cose stiano cambiando e il livello di consapevolezza stia aumentando pian piano, ma allo stesso tempo mi accorgo di quanto tanti brand ancora propongano ideali femminili estetici impossibili e di quanto ancora noi donne (e anche tantissimi uomini) ci sentiamo inadeguate e giudichiamo male noi stesse, e ci sentiamo quasi “costrette” a ricorrere a ritocchini (veri o virtuali).
Davvero: smettiamola, una volta per tutte.
Non esiste alcun motivo valido perché la società debba aspettarsi da noi qualcosa di diverso da ciò che siamo. Siamo quello che siamo, e siamo OK. E soprattutto: chisseneimporta! Esistono impegni più importanti e sfide più emozionanti che non quella di essere “più belle” per compiacere lo sguardo di qualcuno.
E se un giorno ci vediamo brutte è perché in quel momento qualcosa non va come dovrebbe a livello emotivo, oppure perché abbiamo in testa un ideale di bellezza che non esiste. E davvero non esiste - visto che la stragrande maggioranza di immagini che vediamo sui media sono ritoccate e “filtrate”.
Conosciamoci, scopriamoci, lavoriamo su noi stesse, ma non per “avvicinarci a come il mondo (ma chi, poi?!?) ci vorrebbe”! Ricominciamo a curare di più il nostro benessere emotivo, riscopriamo i nostri piccoli o grandi desideri. O proviamo a fare un po’ di silenzio intorno per ascoltare meglio il sussurro della nostra Voce interiore. La cantante @Madame nella sua canzone Voce non poteva esprimerlo meglio:
“Ti ho cercato in ogni dove, nelle corde di gente che non conosco
Ma in fondo bastava guardarmi dentro più che attorno
Sei sempre stata in me e non me ne rendevo conto”.
Incredibile, vero?
Sono felice che, da qualche tempo, nel mondo del marketing cosmetico le cose stiano cambiando e il livello di consapevolezza stia aumentando pian piano, ma allo stesso tempo mi accorgo di quanto tanti brand ancora propongano ideali femminili estetici impossibili e di quanto ancora noi donne (e anche tantissimi uomini) ci sentiamo inadeguate e giudichiamo male noi stesse, e ci sentiamo quasi “costrette” a ricorrere a ritocchini (veri o virtuali).
Davvero: smettiamola, una volta per tutte.
Non esiste alcun motivo valido perché la società debba aspettarsi da noi qualcosa di diverso da ciò che siamo. Siamo quello che siamo, e siamo OK. E soprattutto: chisseneimporta! Esistono impegni più importanti e sfide più emozionanti che non quella di essere “più belle” per compiacere lo sguardo di qualcuno.
E se un giorno ci vediamo brutte è perché in quel momento qualcosa non va come dovrebbe a livello emotivo, oppure perché abbiamo in testa un ideale di bellezza che non esiste. E davvero non esiste - visto che la stragrande maggioranza di immagini che vediamo sui media sono ritoccate e “filtrate”.
Conosciamoci, scopriamoci, lavoriamo su noi stesse, ma non per “avvicinarci a come il mondo (ma chi, poi?!?) ci vorrebbe”! Ricominciamo a curare di più il nostro benessere emotivo, riscopriamo i nostri piccoli o grandi desideri. O proviamo a fare un po’ di silenzio intorno per ascoltare meglio il sussurro della nostra Voce interiore. La cantante @Madame nella sua canzone Voce non poteva esprimerlo meglio:
“Ti ho cercato in ogni dove, nelle corde di gente che non conosco
Ma in fondo bastava guardarmi dentro più che attorno
Sei sempre stata in me e non me ne rendevo conto”.
Una voce che ci chiede piano di prenderci cura del nostro corpo, non come una statua da esibire bensì come strumento per gioire e sperimentare cose nuove e che ci avvisa quando qualcosa non va.
Una voce che ci sussurra di esplorare, perché solo così possiamo capire esattamente che cosa ci rende felici.
Ed è una voce che a volte sa già cosa ci rende felici, e magari quel qualcosa potrebbe essere diverso rispetto a ciò che rende felici gli altri e le altre.
Ciò che vedi allo specchio non sei Tu.
Tu sei molto di più.
Una voce che ci sussurra di esplorare, perché solo così possiamo capire esattamente che cosa ci rende felici.
Ed è una voce che a volte sa già cosa ci rende felici, e magari quel qualcosa potrebbe essere diverso rispetto a ciò che rende felici gli altri e le altre.
Ciò che vedi allo specchio non sei Tu.
Tu sei molto di più.