Com’è quel prodotto che hai tra le mani? È buono o cattivo? Che ingredienti ci sono?
Aspetta che leggo l’INCI e ti dico!
E così ti ritrovi a leggere una lista interminabile di parole in ostrogoto (aka INCI): un’impresa ardua che forse soltanto le più temerarie riescono a portare a termine, ma con risultati pressoché simili a chi compra senza neppure guardare gli ingredienti. Liste del genere danno noia solo a guardarle: se poi contengono anche parole difficili, si rischia proprio l’orticaria, eh eh...
Eppure, oggigiorno, le esperte dell’INCI (o coloro che si autoproclamano tali) sono in continua proliferazione.
Nel precedente articolo ti ho dato le basi tecniche per decifrare i nomi INCI degli ingredienti, ma queste basi non bastano per aiutarti nelle tue scelte d’acquisto. È un tema piuttosto complesso.
ALT! Non farti spaventare! Sono qui per rendertelo semplice.
Molte di voi mi chiedono:
Clicca su “Read More” per leggere l’articolo completo
Aspetta che leggo l’INCI e ti dico!
E così ti ritrovi a leggere una lista interminabile di parole in ostrogoto (aka INCI): un’impresa ardua che forse soltanto le più temerarie riescono a portare a termine, ma con risultati pressoché simili a chi compra senza neppure guardare gli ingredienti. Liste del genere danno noia solo a guardarle: se poi contengono anche parole difficili, si rischia proprio l’orticaria, eh eh...
Eppure, oggigiorno, le esperte dell’INCI (o coloro che si autoproclamano tali) sono in continua proliferazione.
Nel precedente articolo ti ho dato le basi tecniche per decifrare i nomi INCI degli ingredienti, ma queste basi non bastano per aiutarti nelle tue scelte d’acquisto. È un tema piuttosto complesso.
ALT! Non farti spaventare! Sono qui per rendertelo semplice.
Molte di voi mi chiedono:
- “Se compro senza guardare l’INCI non va bene, lo so. Ma se leggo l’INCI senza capirlo… non è in fondo la stessa cosa?”
- “Qual è l’utilità dell’INCI?”
- “Basta soltanto saper leggere l’INCI per giudicare un prodotto?”
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Tutto quello che l’INCI non ti dice
L’INCI è importantissimo, ma non è tutto. Un po’ come in cucina: è sufficiente conoscere gli ingredienti di un piatto per sapere se sarà buono prima di mangiarlo? Certamente no! Occorre sapere le dosi innanzitutto, sapere come gli ingredienti interagiscono tra loro, poi provare la ricetta più e più volte, e soprattutto assaggiare ciò che ne viene fuori. Lo stesso vale per i cosmetici (ma non li assaggiate, mi raccomando! :-))
L’INCI è una lista di ingredienti che ti dice cosa c’è dentro il prodotto, ma non molto altro.
Ad esempio, non ti dice la quantità degli ingredienti: è vero che le sostanze sono elencate in ordine decrescente in base alla quantità, ma non è assolutamente facile capire, ad esempio, quanto gel di aloe c’è in un prodotto: la posizione nella lista INCI cambia tantissimo a seconda che sia inserito quello fresco oppure quello disidratato - anche se la quantità finale dell’aloe idratato nel prodotto finale non cambia!
L’INCI non ti dice l’efficacia della formulazione né il tipo di pelle a cui il prodotto è destinato. Un chimico cosmetologo super-esperto può intuirlo (io ci riesco a colpo d’occhio, grazie a una Laurea in chimica organica, un master in Cosmetologia e al fatto che lavoro con le aziende cosmetiche da 15 anni) ma altri esperti con formazione diversa (es. estetiste) quasi mai ci riescono. Insomma, l’INCI non è in grado di indicare con certezza le performance del prodotto, neppure agli addetti ai lavori.
Etichettare perciò un prodotto come “buono” o “cattivo”, oppure come “pulito” o “schifezza” soltanto guardando la sua lista INCI (o una sua errata interpretazione!) è un grave errore, e può fuorviare le decisioni d’acquisto di altri, plasmare giudizi affrettati su prodotti ed essere vettore di ulteriore disinformazione che intasa il web e le nostre credenze.
Chi acquista il prodotto non deve necessariamente essere in grado di decifrare ogni aspetto di un elenco di ingredienti, e di certo gli INCI non sono scritti per essere decodificati in questo modo (né per farti scoraggiare!). Sono principalmente un requisito normativo. Servono per far capire, ad esempio, agli allergici se nel cosmetico è presente la sostanza a cui sono allergici. Stop. Lo scopo è questo.
La formulazione cosmetica è una professione, ci vuole competenza ed esperienza per svolgerla, così come per interpretarla.
Vi faccio un altro esempio: molti pensano che più un ingrediente si trova tra i primi posti dell’elenco, più questo sia efficace, o che i primi ingredienti della lista siano gli unici a contare: non è così. La disposizione degli INCI in ordine decrescente rispetto alla loro concentrazione all’interno del prodotto, non indica i livelli di efficacia delle sostanze stesse. Ad esempio, gli antiossidanti, la niacinamide e i retinoidi, inclusi più in basso nell’ INCI, sono in realtà efficaci già in bassa percentuale. E molte sono le sostanze che devono rimanere al di sotto di una certa soglia, per essere sicure.
Inoltre alcuni oli, che possono essere presenti all’inizio della lista (cioè in alta percentuale) possono essere di qualità talmente scarsa (es. arrivano al produttore già irranciditi) che la loro alta quantità diventa irrilevante ai fini dell’efficacia, se non uno svantaggio.
L’INCI è una lista di ingredienti che ti dice cosa c’è dentro il prodotto, ma non molto altro.
Ad esempio, non ti dice la quantità degli ingredienti: è vero che le sostanze sono elencate in ordine decrescente in base alla quantità, ma non è assolutamente facile capire, ad esempio, quanto gel di aloe c’è in un prodotto: la posizione nella lista INCI cambia tantissimo a seconda che sia inserito quello fresco oppure quello disidratato - anche se la quantità finale dell’aloe idratato nel prodotto finale non cambia!
L’INCI non ti dice l’efficacia della formulazione né il tipo di pelle a cui il prodotto è destinato. Un chimico cosmetologo super-esperto può intuirlo (io ci riesco a colpo d’occhio, grazie a una Laurea in chimica organica, un master in Cosmetologia e al fatto che lavoro con le aziende cosmetiche da 15 anni) ma altri esperti con formazione diversa (es. estetiste) quasi mai ci riescono. Insomma, l’INCI non è in grado di indicare con certezza le performance del prodotto, neppure agli addetti ai lavori.
Etichettare perciò un prodotto come “buono” o “cattivo”, oppure come “pulito” o “schifezza” soltanto guardando la sua lista INCI (o una sua errata interpretazione!) è un grave errore, e può fuorviare le decisioni d’acquisto di altri, plasmare giudizi affrettati su prodotti ed essere vettore di ulteriore disinformazione che intasa il web e le nostre credenze.
Chi acquista il prodotto non deve necessariamente essere in grado di decifrare ogni aspetto di un elenco di ingredienti, e di certo gli INCI non sono scritti per essere decodificati in questo modo (né per farti scoraggiare!). Sono principalmente un requisito normativo. Servono per far capire, ad esempio, agli allergici se nel cosmetico è presente la sostanza a cui sono allergici. Stop. Lo scopo è questo.
La formulazione cosmetica è una professione, ci vuole competenza ed esperienza per svolgerla, così come per interpretarla.
Vi faccio un altro esempio: molti pensano che più un ingrediente si trova tra i primi posti dell’elenco, più questo sia efficace, o che i primi ingredienti della lista siano gli unici a contare: non è così. La disposizione degli INCI in ordine decrescente rispetto alla loro concentrazione all’interno del prodotto, non indica i livelli di efficacia delle sostanze stesse. Ad esempio, gli antiossidanti, la niacinamide e i retinoidi, inclusi più in basso nell’ INCI, sono in realtà efficaci già in bassa percentuale. E molte sono le sostanze che devono rimanere al di sotto di una certa soglia, per essere sicure.
Inoltre alcuni oli, che possono essere presenti all’inizio della lista (cioè in alta percentuale) possono essere di qualità talmente scarsa (es. arrivano al produttore già irranciditi) che la loro alta quantità diventa irrilevante ai fini dell’efficacia, se non uno svantaggio.
Fare affidamento solo sulla lista INCI potrebbe portarci ad escludere ad esempio i prodotti contenenti alcool perché tutti dicono che “secca la pelle” quando invece l’alcol, se nelle giuste quantità e se correttamente bilanciato da oli, non crea alcun danno alla pelle ed è un ottimo coadiuvante del sistema conservante e può ad esempio sostituire sostanze molto più fastidiosi a livello tossicologico. Senza contare che alcuni confondono l’alcohol (solvente volatile) con il cetearyl alcohol (sostanza cerosa solida, assolutamente non volatile, totalmente diversa!) e altri derivati analoghi.
Le prestazioni di un ingrediente possono dipendere persino dal packaging del prodotto finale. Ad esempio, le confezioni trasparenti possono far ossidare certi ingredienti.
Last but not least: persino la sostenibilità di un ingrediente, o il suo essere “green” o meno, non sempre si può ricavare dal suo nome INCI o dai vari “biodizionari” con i semaforini. A volte è possibile dedurlo, altre volte no. Può capitare dunque che uno stesso ingrediente possa essere ottenuto sia a partire da ingredienti vegetali, sia dalla sintesi petrol-chimica, ma in entrambi i casi avrà lo stesso INCI sull’etichetta finale! Non è possibile sempre distinguerli, e succede più spesso di quanto si possa pensare… Di questo ne parleremo a breve.
Dobbiamo essere consapevoli che nel leggere e interpretare l’INCI adottiamo spesso regole semplicistiche e piuttosto rigide, spesso prive di fondamento, e non approfondiamo ulteriormente il prodotto che abbiamo davanti.
Ricorda: non è la presenza di qualche ingrediente o la semplice somma di più ingredienti a fare il prodotto ma la qualità di ciascuna sostanza e la formulazione nel complesso, oltre ad altri importanti fattori (es. filiera produttiva, test di efficacia su volontari, ecc.)
Supposizioni, credenze, falsi miti come gli “INCI da evitare”, informazione superficiale o non corretta modellano luoghi comuni che si fa poi fatica a smantellare.
Ridiamo all’INCI la sua giusta importanza!
Se l’articolo ti è piaciuto, condividilo pure!
Un abbraccio a te?
Le prestazioni di un ingrediente possono dipendere persino dal packaging del prodotto finale. Ad esempio, le confezioni trasparenti possono far ossidare certi ingredienti.
Last but not least: persino la sostenibilità di un ingrediente, o il suo essere “green” o meno, non sempre si può ricavare dal suo nome INCI o dai vari “biodizionari” con i semaforini. A volte è possibile dedurlo, altre volte no. Può capitare dunque che uno stesso ingrediente possa essere ottenuto sia a partire da ingredienti vegetali, sia dalla sintesi petrol-chimica, ma in entrambi i casi avrà lo stesso INCI sull’etichetta finale! Non è possibile sempre distinguerli, e succede più spesso di quanto si possa pensare… Di questo ne parleremo a breve.
Dobbiamo essere consapevoli che nel leggere e interpretare l’INCI adottiamo spesso regole semplicistiche e piuttosto rigide, spesso prive di fondamento, e non approfondiamo ulteriormente il prodotto che abbiamo davanti.
Ricorda: non è la presenza di qualche ingrediente o la semplice somma di più ingredienti a fare il prodotto ma la qualità di ciascuna sostanza e la formulazione nel complesso, oltre ad altri importanti fattori (es. filiera produttiva, test di efficacia su volontari, ecc.)
Supposizioni, credenze, falsi miti come gli “INCI da evitare”, informazione superficiale o non corretta modellano luoghi comuni che si fa poi fatica a smantellare.
Ridiamo all’INCI la sua giusta importanza!
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Un abbraccio a te?